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Rifugiati in Alta Irpinia, c’è chi apre e chi chiude

Sant’Angelo dei Lombardi, Sant’Andrea di Conza, Bisaccia, Lacedonia: sono questi i paesi dell’Alta Irpinia che ripresenteranno domanda al ministero dell’Interno per il progetto Sprar. Parliamo di un sistema di accoglienza che negli anni ha visto ruotare sul territorio altirpino un centinaio di migranti, ai quali viene riconosciuto lo status di rifugiati o di richiedenti asilo perché provenienti da Stati in guerra, persecuzioni fisiche e politiche. L’unico Comune che si tirerà indietro è Conza della Campania, che stando alla petizione lanciata da un’associazione nella giornata di mercoledì, avrebbe deciso di non proseguire nell’esperienza di accoglienza degli immigrati. Notizia al momento non smentita dagli amministratori.

E pensare che proprio il caso conzano era stato citato persino in un libro-intervista a Fabrizio Barca, il padre della Strategia nazionale aree interne da cui discende il Progetto pilota Alta Irpinia, come esempio di ciò che di positivo si può innescare sui territori a rischio spopolamento grazie alla presenza di nuovi “cittadini”, gli ospiti appunto dei centri Sprar. Barca dice: “Non è un caso, per stratificazioni storiche di migrazioni, che a Conza della Campania ci siano possibilità e capacità di accoglienza potenzialmente interessanti, specie quando i profughi sono gestiti dal sistema Sprar. Ecco Aree interne è il classico contesto in cui si può evitare che i penultimi vadano contro gli ultimi”. Per l’economista c’è del buono da cogliere nella presenza dei migranti in piccoli paesi.

Ma al tavolo del Progetto pilota una discussione unitaria sul tema non è mai stata fatta, non pubblicamente almeno. E nella strategia approvata dai sindaci non se ne fa menzione. Ognuno è andato avanti autonomamente in questi anni, anzi quando si è provato a fare un discorso sovracomunale, all’interno del Consorzio dei servizi sociali Altirpina, la proposta del presidente Stefano Farina è miseramente naufragata sotto i colpi dei contrari all’accoglienza. Sono scelte politiche, ovviamente. Nessuno obbliga un paese a ospitare, nessuno obbliga un Comune ad aprire le sue porte per dare un tetto ad africani, mediorientali, asiatici, di varie lingue e religioni arrivati in Italia con viaggi della speranza, spesso a bordo di carrette del mare. Nessuno. E rispetto al passato, l’orientamento nazionale sulle politiche migratorie è anche molto cambiato. Il ministro Salvini e il suo decreto sicurezza hanno ristretto le maglie dell’accoglienza, il dibattito sui porti chiusi nel Mediterraneo è all’ordine del giorno. Negli ultimi mesi, ad esempio, sono stati tutti chiusi per effetto del provvedimento di Salvini i Centri di accoglienza straordinaria (CAS) che insistevano sull’Alta Irpinia. Ce ne era uno ad Aquilonia e ha serrato i battenti lo scorso aprile. Stessa sorte, ma da febbraio per quello di Lioni. Sempre a Lioni ha cessato le attività pure la casa famiglia per minori non accompagnati, che ne ospitava 8.

Scelta politica anche per i conzani, quindi, che intercetta evidentemente un sentimento popolare fatto di paure e bisogno di sicurezza e tranquillità. E che mal si conciliano, spesso, con la presenza di stranieri e culture diverse. Anche se innescano opportunità di lavoro (un centro Sprar è comunque una realtà imprenditoriale che dà occupazione a mediatori, psicologi, educatori) e un indotto economico fatto di acquisti e consumi nelle attività commerciali locali. Ma l’integrazione è processo ostico per tutti. A Conza della Campania in questi anni si è pure registrato qualche episodio di cronaca: perlopiù momenti di tensione in occasione di ritardi nel versamento ai profughi del centro dell’obolo mensile previsto dal progetto Sprar.

Attualmente il paese ospita 21 rifugiati, a Lacedonia sono 16 e il sindaco si è detto entusiasta dell’esperienza. Quaranta posti per Bisaccia, 22 beneficiari a Sant’Andrea, tutti minori e che di recente hanno vinto i tornei di beach soccer e beach volley alla Festa del Mare Uisp. Una trentina sono anche i ragazzi che vivono nel centro di Sant’Angelo dei Lombardi, dove è presente pure una famiglia siriana. Numeri affatto eccessivi. E’ ancora in attesa di valutazione invece il progetto Sprar presentato in forma associata dai Comuni di Teora, Villamaina e Torella dei Lombardi. Sarebbe, in caso di approvazione, una nuova apertura.

Paola Liloia

Classe 1985, laureata alla Sapienza in Editoria, Comunicazione multimediale e Giornalismo. Ha collezionato stage in uffici stampa romani (Confapi, ministero per la Pubblica Amministrazione, Senato) e collaborato con agenzie di comunicazione, quotidiani online locali e con il settimanale "Il Denaro". Ama la punteggiatura. Odia parlare al telefono e i tacchi. Ama l’Inter e le giornate di sole.

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