La notizia dei licenziamenti alla Iavarone, azienda del legno nell’area industriale di Calitri, arriva come una coltellata al processo di sviluppo dell’area interna altirpina. Chiariamo subito: occorrerà capirne i motivi, valutare le possibili strategie per scongiurare la decisione, eventuali aperture della proprietà. Ma il ridimensionamento dovesse essere confermato da qui a qualche settimana, il colpo per l’Alta Irpinia sarebbe clamoroso.
L’azienda è stata seguita in questi anni in Alta Irpinia da Luigi Iavarone, imprenditore che ha sempre cercato di guardare oltre l’azienda stessa, che ha partecipato attivamente al tavolo del progetto pilota, che ha più svolte spronato gli amministratori verso la costruzione di un distretto green. Che ha provato a inserirsi nel discorso forestazione sempre al tavolo dell’area pilota. Non crediamo per puro spirito di solidarietà, ovvio, perché gli imprenditori devono pur fare il loro lavoro. Ma pensiamo che il referente del gruppo napoletano in Alta Irpinia le abbia provate davvero tutte per “restare, e bene, in Alta Irpinia”.
Il processo sulla forestazione al progetto pilota è durato un anno e ancora deve partire. La stessa strategia va avanti da anni, troppi. Per colpa della burocrazia, del presidente, dei sindaci? Lo dirà la storia. Ma nel frattempo vengono in mente le parole di Franco Arminio, che in un’intervista di qualche giorno fa alla nostra testata aveva detto chiaramente: “Gli imprenditori non possono attendere anni”. Quasi una profezia, ma basata sulla realtà naturalmente. Adesso partirà come di consueto l’azione di amministratori, sindacati e politica. Tuttavia pensiamo che la coltellata all’Alta Irpinia sia indirettamente un’hakakiri, un’azione nefasta attuata dal territorio stesso.
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