Ecomafie, il rapporto di Legambiente. Iandolo: ‘Serve un cambiamento culturale’

Il rapporto di Legambiente 2015 sulle Ecomafie parla chiaro: la Campania, e dunque la provincia di Avellino che ne è parte integrante, è al top per il numero di reati ambientali commessi. Le aree interne, in questo processo, rischiano di essere pesantemente coinvolte e di pagare il prezzo più alto derivante, spesso, anche della distrazione degli amministratori. Abbiamo chiesto a Francesco Iandolo, referente provinciale di ‘Libera contro le Mafie’ cosa ne pensa.

Iandolo, il rapporto di Legambiente sulle Ecomafie rivela un dato piuttosto preoccupante: la Campania, insieme alla Puglia, è al vertice di una speciale classifica sui reati ambientali. Crede che sia un problema sottovalutato qui in Irpinia?

«In un Paese che si definisca civile con un alto tasso di partecipazione democratica della popolazione i rapporti annuali dovrebbero indicare cifre con il segno meno. Ogni anno, invece, siamo costretti a fare i conti con scenari che mutano e se possibile peggiorano. Certo è che l’aumento dei reati contestati è un sintomo anche del fatto che la magistratura e le forze dell’ordine stanno intensificando gli sforzi e che stanno rilevando illeciti anche grazie alla nuova legge sugli ecoreati. Di Ecomafie se ne parla da venti anni. Se questo settore è ancora sottovalutato da istituzioni e società civile anche sul nostro territorio saremo richiamati ad un lavoro da fare soprattutto in termini culturali. È necessario che questo fenomeno sia percepito come un’emergenza da affrontare con attenzione, competenza e impegno da parte di tutti»

Proprio l’altro giorno, intervenendo nel Vallo di Lauro, Claudio Fava ha lanciato un allarme. Spiegando che, per le mafie, non esistono periferie ma solo frontiere. Secondo il suo parere, l’Irpinia rischia di diventare una di queste zone ‘d’ombra’ per lo smaltimento illecito tenendo conto che, ad esempio, proprio lo scorso anno, Bisaccia, è stata al centro della famosa inchiesta ‘Black Land’?

«L’Irpinia è già una zona d’ombra così come probabilmente lo è tutta l’Italia. Se noi dimentichiamo, a meno di un anno di distanza, l’indagine di Bisaccia stiamo facendo nuovamente il gioco di chi potrà continuare a inquinare i nostri territori indisturbato. Se anche arriveranno altre inchieste e saranno contestati altri reati, magari, non ci sarà indignazione da parte di chi si vede togliere sotto i piedi fette di territorio. Oggi, infatti, gli amministratori si indignano soltanto per difendere il proprio orticello e rivendicare l’innocenza dei propri spazi piuttosto che immaginare strategie per allontanare chi, pur non essendo di quella precisa zona, sfrutta il suolo in maniera illecita. È pur vero che dovremmo fare uno sforzo ulteriore provando a mettere insieme tutti i pezzi delle questioni dell’ambiente presenti in provincia per capire come tutelare il nostro territorio attraverso una crescente attenzione ma soprattutto attraverso la sua valorizzazione».

Certamente l’approvazione della legge sui reati ambientali ha rappresentato, in questo senso, una vittoria. Una notizia accolta come una minuscola rivincita nella città l’Isochimica che resta ancora abbandonata al suo destino e priva di una bonifica. 

«L’Isochimica è una storia di malaffare e di silenzi. L’aver voluto chiudere gli occhi per oltre trent’anni di fronte a un luogo, di fronte alle storie di tanti operai, di fronte a un quartiere intero è una delle più grandi responsabilità che la nostra comunità si porta sulle spalle. Adesso che anche la magistratura sta faticosamente facendo la sua parte ancora una volta istituzioni e società civile sono chiamate ad accompagnare questo processo di riappropriazione di una storia e di luoghi che non possono essere dimenticati. E se chiediamo che la politica al più presto si occupi del prepensionamento degli operai e della bonifica del sito noi, come una parte di società civile, abbiamo il dovere di farci carico della vertenza. Come associazione abbiamo promosso un concorso dal titolo semplice quanto efficace: #Occupiamocene. Abbiamo chiesto di partire dai sogni dei ragazzi per progettare quello che potrà essere quel luogo dopo la sua bonifica cercando di conciliare memoria e speranza ma soprattutto abbiamo avviato un percorso che ci vedrà presenti nelle aule di tribunale al fianco degli operai. Vogliamo sostenere la loro battaglia che è anche la nostra battaglia ma soprattutto a vogliamo chiedere a chi sarà chiamato a rispondere di quanto accaduto in tutti questi anni, guardando negli occhi gli studenti e i cittadini che affolleranno con noi le aule di tribunale, possano finalmente sentire il dovere di riconsegnare la verità a chi da anni la chiede a gran voce».

La Campania, inoltre, si conferma la regione più sfregiata dal mattone selvaggio con 835 infrazioni accertate, 14,5% del totale nazionale. Per quanto riguarda quest’ultimo punto, dunque, l’Irpinia non ha rivali. 257 sono stati i reati registrati nel 2014. Quanto conta, in questo devastante processo, la ‘distrazione’ degli amministratori e della politica in generale?

«Dobbiamo distinguere almeno tre livelli tra mafia, corruzione e incapacità. Ecco, molto spesso questi tre livelli si intrecciano e aprono le porte a una cattiva gestione politica e amministrativa che si traduce in un arricchimento di pochi a danno di molti. Un danno che non è solo economico ma che è ambientale, culturale e sociale. È necessario tuttavia, distinguere i tre piani perché anche se producono ugualmente effetti negativi ognuno deve essere contrastato con le misure adeguate. Un maggiore sforzo di trasparenza, norme e piani anticorruzione applicabili ed efficaci, controlli e denunce per un percorso che sia sempre più partecipato nella prospettiva di un nuovo patto di legalità e sviluppo tra le istituzioni e i cittadini».

 

Maria Stanco

Nasce a Sturno nel 1984, tra il rumore delle forchette che proviene dal ristorante dei genitori. Studia “Relazioni Internazionali” a Napoli. Su “Tusinatinitaly.it” il primo lavoro da giornalista. Pubblicista dal 2011 mentre scrive sulle pagine di “Buongiorno Irpinia”. Conduce per un anno il Tg di “MediaTre”. Da qualche tempo è ritornata alla carta stampata, sul quotidiano “Il Mattino” e presto, promette, ricalcherà anche i campi di tennis.

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