L’elezione di Michele Di Maio a sindaco di Calitri non rappresenta solo una novità dal punto di vista politico e amministrativo. Certo, il referente di Legambiente ha stravinto contro Pd e Sel e non ha inglobato fuoriusciti di centro o centrodestra nella sua lista (e già questo è un miracolo civico). Certamente l’Area Pilota, la sede è proprio a Calitri, dovrà tenere conto di un sindaco svincolato dai partiti seppur amico di molti colleghi. Una mina vagante.
Ma il suo nome, e parliamo dunque della possibile svolta, può soprattutto rappresentare il motore per cercare di mettere mano alle aree industriali costruite nel post-terremoto. A Calitri c’è quella messa peggio, sia per posti di lavoro persi che probabilmente per criticità ambientali. Erano stati proprio i futuri “civici” di “Calitri Pulita”, due anni fa, ad accendere i riflettori sulla necessità di una bonifica. E oggi quegli attivisti sono diventati amministratori. Un lavoro durissimo per Di Maio e per i nuovi consiglieri. Il lavoro più complicato: coniugare occupazione e ambiente. Perché non si può non tener conto delle potenzialità di quell’area.
Michele Di Maio era un ambientalista molto attivo ai tavoli di confronto dell’Alta Irpinia. Ora è un sindaco-ambientalista che vorrà prima di tutto cercare di risolvere i guai della zona industriale a valle del suo paese. Immensa, spaventosa, spaventosamente vuota. E forse, ma questo saranno sempre i magistrati o altre autorità competenti a stabilirlo, piena di residui industriali pericolosi (usiamo la diplomazia in attesa di certificazioni ufficiali). Cominciare da Calitri per discutere di tutto il comprensorio, questa la speranza.
Calitri è nota per spettacoli, gastronomia e turismo. Ma sono troppi i calitrani che lavoravano alla Cdi. Riconvertire i capannoni? Attrarre altri imprenditori, magari nel segno dell’innovazione e di un impatto ambientale leggero? Beh, è questa la missione principale di Di Maio. Una missione che, se perseguita a fondo, può contagiare altri territori: quelli su cui insistono le aree industriali dell’Alta Irpinia. C’era l’idea di portare il nodo al Ministero dello Sviluppo Economico, un’idea del deputato Luigi Famiglietti. Parliamo dell’estate scorsa. E’ passato un anno e nulla si sa. Di Maio, che in campagna elettorale ha ricevuto la visita del renziano e famigliettiano Beniamino Palmieri, potrebbe quindi contare sull’opera dello stesso Famiglietti. E intanto si attendono i risultati del piano Zaolino-Sirpress, che riguarda l’area di Lioni-Nusco.
L’importante però è tenere sempre alta l’attenzione sul tema. Un tema, quello dell’industria in Alta Irpinia, che scompare troppe volte. Per poi riaffiorare con poca convinzione e ritornare ancora una volta nel dimenticatoio. In un andamento ciclico e cadenzato.
Chiedere più attenzione all’ambiente e attrarre investitori innovativi. E’ la missione di un sindaco che ovviamente da solo può poco. Serve anche e soprattutto la Regione. La presenza di Rosetta D’Amelio in Consiglio appare più che utile, visto che la stessa D’Amelio aveva già provato a legiferare in materia. Ma si potrà contare pure su Maurizio Petracca, per varie ragioni un nome altirpino. Serve anche Roma. Valentina Paris ha già fatto visita nei mesi scorsi ad un’altro plesso a rischio, zona Calabritto Senerchia. Insomma, le premesse per una discussione costante ci sono. Occorre la volontà. E chi più di un sindaco-ambientalista può premere, insistere, lottare con volontà? Chi più di un sindaco-ambientalista può pretendere le bonifiche? Chi più di un sindaco-ambientalista può tentare di scalfire un sistema burocratico che, crisi a parte, tiene fermi dannosi e improduttivi dinosauri industriali?
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