Da Rosetta a Ciarambino, finalmente c’è l’Irpinia

C’era tanta Irpinia ieri nella prima seduta del Consiglio regionale e non solo perché a presiedere, prima da consigliere anziano e poi da neo eletta presidente dell’assemblea, fosse Rosetta D’Amelio. Neanche perché tra i tanti – forse persino troppi – interventi registrati ci siano stati anche quelli di Maurizio Petracca e Enzo Alaia (l’unico degli irpini eletti a non prendere parola è stato Carlo Iannace). Di Irpinia ce ne era tanta perché la nostra provincia è stata al centro degli spunti e delle riflessioni che a partire dal discorso programmatico di Vincenzo De Luca hanno caratterizzato il dibattito dell’aula.

L’Isochimica e il grosso problema ambientale che quella ex fabbrica rappresenta sono stati citati dalla D’Amelio nel rapido discorso di ringraziamento subito dopo l’elezione. Ed è un fatto importante che in quelle poche parole pronunciate a braccio abbia trovato spazio proprio la vertenza di Borgo Ferrovia. Avrebbe potuto citare tante situazioni, invece la dirigente PD è voluta partita da quel luogo simbolo di un certo modo di fare industria che provoca danni due volte: quando cessa di creare lavoro e quando avvelena attraverso quel lavoro. Ma che è pure il simbolo di una politica che non fa pienamente il suo mestiere, che si gira dall’altra parte e volta le spalle. E allora: Isochimica e bonifiche.

L’acqua. E’ ritornata più volte, direttamente e indirettamente, negli interventi: per sottolineare la necessità che resti pubblica innanzitutto, ma anche per chiedere di rivedere un sistema tariffario iniquo e penalizzante per la Campania. Verrebbe da dire: per l’Irpinia, che delle acque campane è il serbatoio. Acqua e Caposele, citato dalla capogruppo dei cinquestelle Valeria Ciarambino. Sì, è stata pronunciata proprio la parola Caposele, che significa sorgenti, significa rapporti con l’Acquedotto Pugliese, significa luogo che deve essere messo al centro di una strategia politico-istituzionale efficace. Caposele che con la sua ricchezza stride con i progetti che da lì a poche decine di chilometri vorrebbero l’Irpinia trivellata per la ricerca del petrolio. Altro grande tema irpino venuto fuori nella seduta di ieri. Sempre per bocca della Ciarambino che però ha ricordato l’impegno preso da De Luca in campagna elettorale per il no. C’è una parte di Irpinia che ora si aspetta dal governatore parole e provvedimenti definitivi in risposta alla melina degli ultimi due anni.

Dall’aula l’Irpinia è venuta fuori anche quando De Luca ha illustrato la sua visione di ciò che la Campania è e ciò che dovrebbe essere. Cioè la piattaforma logistica del continente: portualità da mettere a valore, retroportualità da potenziare o costruire. E’ qui che si inserisce il discorso sull’eventuale piattaforma logistica dell’Ufita e il Polo del freddo. Si dovranno realizzare, De Luca non ha specificato dove, probabilmente non era il contesto adatto. Vedremo come andrà a finire, ma il governatore ha fatto un passo successivo, il passo successivo che va necessariamente fatto quando si parla di infrastrutture. L’industria o meglio un piano per la re-industrializzazione.

Per De Luca corre lungo tre grandi direttrici: l’aerospazio, e gli irpini presenti in sala hanno certamente pensato alla Ema e al possibile indotto; l’ambiente, inteso come ricerca e innovazione sul fronte ad esempio del rischio sismico, delle rinnovabili e dei rifiuti, e gli irpini presenti in sala hanno certamente pensato ai parchi eolici, alle biomasse e ovviamente al know how che questa terra potrebbe costruirsi ed esprimere, se ben indirizzata, in relazione ai terremoti. E terzo punto: i trasporti, che per il De Luca – industriale significano produzione, e per gli irpini presenti in aula (ma pure per gli altri consiglieri perché il governatore ne ha ripetuto più volte il nome) significano Irisbus che deve ripartire davvero. Poi certo, bisognerà spingere sull’agroalimentare e sull’agricoltura, bisognerà intervenire su piaghe come il cinipide o la xilella che pure ci interessano da vicino, bisognerà risuscitare i “cimiteri industriali” e liberarli dei fantasmi del passato.

Tanta Irpinia insomma in Aula e la sensazione che l’asse si sia spostato, che il neo governatore salernitano nato però a due passi da Calitri, una presidente del Consiglio irpina e pezzi di opposizione (vedi il M5S) che hanno studiato il territorio, possano muovere qualcosa. I presupposti ci sono e l’alibi di Caldoro è venuto meno.

Paola Liloia

Classe 1985, laureata alla Sapienza in Editoria, Comunicazione multimediale e Giornalismo. Ha collezionato stage in uffici stampa romani (Confapi, ministero per la Pubblica Amministrazione, Senato) e collaborato con agenzie di comunicazione, quotidiani online locali e con il settimanale "Il Denaro". Ama la punteggiatura. Odia parlare al telefono e i tacchi. Ama l’Inter e le giornate di sole.

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