La battaglia per la dirigenza nell’Alta Irpinia spopolata

Era già accaduto nel 2015. Il “Maffucci” di Calitri rischiò di perdere la presidenza per soli cinque iscritti. La conta degli alunni dell’istituto superiore si fermò bruscamente a quota 395 e il sindaco Michele Di Maio appena insediato ingaggiò una battaglia per salvare l’autonomia scolastica calitrana. Fu chiesta una deroga in quanto area svantaggiata, che venne accolta.

Due anni dopo il problema si ripresenta con maggiore forza. Questa volta gli iscritti sono 361 a fronte dei 400 richiesti da norme nazionali per conservare la presidenza. Sul piede di guerra c’è un combattivo Gerardo Vespucci, dirigente scolastico proprio del “Maffucci”, coadiuvato dal corpo docenti e dalla Giunta comunale che ha deliberato ieri in favore del mantenimento, chiedendo la reggenza così da garantire continuità al percorso formativo e ai tanti progetti (vedi Scuola viva) messi in campo.

Proviamo a contribuire alla discussione con quattro semplici osservazioni.

La prima è che Calitri ricade nell’area del Progetto Pilota Alta Irpinia. Può risultare ripetitivo per chi legge il continuo citare il Progetto Pilota. Ma questa benedetta sperimentazione è pur sempre l’unico tavolo esistente oggi in questa parte di Irpinia che può vantare risorse. E, va ricordato, ha tra le sue sfere di azione proprio la scuola o meglio la riorganizzazione dei servizi scolastici (assieme a quelli di mobilità e sanitari) con lo scopo di evitare lo spopolamento. Che quindi vada in difficoltà una delle scuole del Progetto Pilota fa notizia. E’ anche vero però che da Roma e Napoli sono stati più volte chiari in questi anni: l’area pilota non significa deroghe su deroghe.

La seconda osservazione è che sarebbe bene evitare catastrofismi. A rischio c’è la presidenza, cioè il ruolo di dirigente scolastico e di dsga. Non stiamo parlando di chiusura di scuole. E’ anche vero che non dover condividere il proprio preside con altri istituti è un vantaggio: consente di essere seguiti meglio, di portare avanti progetti in maniera spedita. E poi è pure una questione di orgoglio…

La terza considerazione si ricollega al primo punto. Se calano le iscrizioni i motivi sono molteplici. Possono calare perché altrove le scuole funzionano meglio (non è sicuramente il caso dell’ottimo “Maffucci”); oppure perché mancano trasporti adeguati che favoriscono le iscrizioni dai paesi limitrofi e anche da più lontano. Possono calare perché non si innova nell’offerta formativa. A tal proposito, occorre notare che l’istituto calitrano ha ottenuto per il prossimo anno scolastico l’attivazione dell’Agrario. Indirizzo di studi fino ad ora assente in Alta Irpinia, sul quale si è pure aperta un’accesa discussione politica proprio al tavolo del Progetto Pilota sul paese che avrebbe dovuto ospitarlo con la contesa tra Calitri e Bisaccia. Della necessità dell’Agrario su un territorio che per il futuro si immagina a vocazione agricolo-forestale-turistico-ambientale tutti si sono detti in linea di massima concordi. Ad oggi però non sembra aver apportato benefici al “Maffucci” se consideriamo che nonostante la sua apertura il numero degli iscritti complessivi sia diminuito. Sono ad esempio rimasti pressoché invariati quelli del “Vanvitelli” di Lioni dove sono 105 i nuovi alunni; mentre al “De Sanctis” di Sant’Angelo dei Lombardi il classico ha fatto registrare un calo, ma complessivamente l’istituto tiene con 165 nuovi iscritti.

Infine, c’è una quarta osservazione. Le iscrizioni non crescono o calano per un’ovvietà di fronte alla quale la politica, i progetti pilota e gli uffici scolastici regionali possono sì, fino a un certo punto. Calano perché ci sono meno giovani, ci si sposa più tardi e le nascite diminuiscono: si mettono al mondo meno figli e meno figli significano meno alunni.

Paola Liloia

Classe 1985, laureata alla Sapienza in Editoria, Comunicazione multimediale e Giornalismo. Ha collezionato stage in uffici stampa romani (Confapi, ministero per la Pubblica Amministrazione, Senato) e collaborato con agenzie di comunicazione, quotidiani online locali e con il settimanale "Il Denaro". Ama la punteggiatura. Odia parlare al telefono e i tacchi. Ama l’Inter e le giornate di sole.

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