C’è anche un membro dell’attuale Amministrazione comunale tra i quattro indagati per la vicenda della ex Palcitric di Calitri. E a Calitri si prevede bufera, perché qualche anno fa centinaia di cittadini presero parte alle proteste contro la prospettiva di un impianto per rifiuti nello stabilimento a valle del paese. Oggi sono stati apposti i sigilli all’opificio. Un’area che conteneva materiali ferrosi ma soprattutto agenti chimici. Un gigante pericoloso. Ma per capire la complessità della vicenda è necessario un passo indietro.
Durante l’Amministrazione di Antonio Rubinetti spunta l’imprenditore Sergio Pisapia. Quest’ultimo vuole impiantare a Calitri un’azienda per la lavorazione di rifiuti proprio negli spazi che furono della Palcitric, ormai fallita da 10 anni. C’è la prospettiva di una ventina di posti di lavoro ma i gruppi di opposizione di centrodestra e gli ambientalisti temono per la salute dei cittadini. La “pratica” viene bloccata, anche perché alcuni consiglieri di minoranza denunciano sversamenti abusivi nel cuore della notte in quegli spazi (su questo le indagini sono ancora in corso). Intervengono anche i turisti che ogni estate soggiornano a Calitri. Pure loro parlano contro l’idea di un impianto per rifiuti. E chiaramente contro ogni tipo di inquinamento, visibile o invisibile. Passa qualche settimana e Sergio Pisapia della Eco Energy System si fa da parte. E non senza polemica abbandona l’idea Calitri.
Prima aveva però provveduto insieme alla Curatela fallimentare a bonificare parzialmente l’area. O meglio, a caratterizzare e inertizzare parte dei rifiuti. A renderli meno pericolosi, per uscire dai tecnicismi. Solo che quel materiale non poteva restare lì all’infinito. Cambia l’Amministrazione comunale ma i rifiuti restano lì, come scrivevamo l’anno scorso. La cifra per rendere tutto più sicuro non è bassa ma nemmeno altissima. 100-150mila euro l’anno scorso, ora chissà. E oggi i sigilli, le informazioni di garanzia per chi doveva ma non avrebbe provveduto a rimuovere quei rifiuti.
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