Avellino-Rocchetta, la realtà che spezza il sogno

Si sono chiuse con la visita del vicegovernatore Fulvio Bonavitacola le giornate dedicate al 120esimo anniversario della linea ferroviaria Avellino-Rocchetta Sant’Antonio. Giornate che si erano aperte già con la presentazione di “Ultima fermata”, film di Giambattista Assanti ambientato su quei binari con la partecipazione di Claudia Cardinale. Giornate che sono finite con un messaggio recapitato a Pietro Mitrione, attivista di In Loco Motivi, nella tarda serata di domenica. “Rfi vuole dismettere la tratta”, attualmente “solo” sospesa.

In effetti già nelle parole di Bonavitacola, che ha la delega ad Ambiente e Trasporti, c’era poco spazio per il sogno. Il sogno lascia spazio alla concretezza, anche se la concretezza fa male. “Occorre riprendere il collegamento Benevento-Avellino-Salerno. Prima un sistema regionale integrato. Poi si potrà ragionare sulla Avellino-Rocchetta”. Basta questo passaggio per rendersi conto di una cosa. Non c’è la possibilità per un rilancio dei binari d’Irpinia a breve termine. Non che la Giunta di Vincenzo De Luca stia mostrando ostilità per le aree interne. Il problema è quello di sempre: riaprire questa ferrovia costa (tanto). E servono idee e coesione.

 

Provando a ricapitolare le ipotesi emerse in questi giorni, tra interventi, interviste e convegni, si nota come queste idee siano molto diverse. Diverse ma non necessariamente discordanti. L’importante è che qualcuno, e non possono che essere i comuni, prenda le redini della questione e porti avanti una strada. Dal Progetto Pilota ai fondi europei qualcosa si può muovere. Tuttavia, è bene ribadirlo con onestà, sembra impossibile che questo “qualcosa” possa nascere prima di 10 anni.

IL TRENO DEL TURISMO

In estrema sintesi significherebbe prevedere un paio di vagoni e mettere in rete le 33 stazioni della tratta o almeno la metà di queste. Le stazioni, secondo le ipotesi formulate negli anni o in questi giorni, dovrebbero fungere da porte d’ingresso turistiche verso i paesi del vino o i paesi dell’Alta Irpinia. Quindi dovrebbero essere riqualificate e riempite di contenuti. Ma vanno riqualificati e riempiti di contenuti gli stessi borghi, questo il vero nodo. In altre parole il treno del turismo dovrebbe correre in un territorio già attrezzato. L’Irpinia adesso non è attrezzata, neanche lontanamente. Una strada potrebbe comunque essere quella di un accordo tra Comuni e soggetti privati. L’idea è splendida e suggestiva, ma non si intravedono possibilità nel breve termine. “Io vedo una sola via – ha detto il deputato Luigi Famiglietti –. Consorzio tra comuni e imprenditori, magari quelli del vino, con il supporto di Confindustria. Solo così si può dar vita al treno del paesaggio”. Secondo Pietro Mitrione, dell’associazione In Loco Motivi, servono 10 milioni di euro per mettere tutto in sicurezza e ripartire. Tanti? Pochi? Punti di vista, perché secondo il numero uno di Confindustria, Sabino Basso, occorrono progetti, studi di fattibilità, strategie. E serve, soprattutto, un territorio pronto ben prima del treno.

FERROVIA ORDINARIA

Qualche anno fa gli abitanti dell’Alta Irpinia avrebbero sorriso all’ipotesi, ricordiamo che il treno serviva a una trentina di studenti di Nusco e dintorni per andare a scuola a Lioni. E ricordiamo pure che la tratta era in perdita (altrimenti non l’avrebbero sospesa). Ora però il flusso di automobili Alta Irpinia-Avellino è aumentato e aumenta in modo esponenziale. Chiusi gli uffici di Sant’Angelo dei Lombardi (tribunale e agenzia delle entrate per esempio), depotenziato l’ospedale. Il risultato dice migliaia di auto in più al giorno rispetto al 2010. Uno sfogo ferroviario sarebbe gradito a molti pendolari e con la tratta riaperta si metterebbe a sistema quasi tutta la regione. E’ l’auspicio di tutti i sindaci dell’Alta Irpinia. Luigi D’Angelis, primo cittadino di Cairano. “Una battaglia di civiltà, riaprendo la ferrovia si avvicina l’Alta Irpinia a Salerno. Si offre il diritto allo studio per tantissimi ragazzi che al momento non possono permettersi una vita da fuorisede e grazie ai collegamenti carenti nemmeno una vita da pendolari”. In effetti i tempi di percorrenza da e verso Avellino-Napoli stanno aumentando. Ofantina intasata, limiti sull’autostrada, altri lavori in vista. Ma ancora una volta la legge dei numeri penalizza l’Alta Irpinia, per come ha spiegato il presidente della Commissione regionale trasporti, Luca Cascone.

IL TRENO DELL’INDUSTRIA

Lo snodo di Pianodardine renderà l’area industriale di Avellino una piattaforma per il trasporto delle merci su ferro. Ci si chiede se le fabbriche dell’Alta Irpinia possano beneficiare di possibilità simili. Difficile, per non dire impossibile. Non è necessaria per le principali aziende dell’Alta Irpinia, vedi la Ema di Morra De Sanctis. E inoltre la linea ferroviaria Avellino-Rocchetta Sant’Antonio è composta da ponti da mettere in sicurezza, punti impervi, pendenze. Proprio per questo, e per i suoi bellissimi panorami, è l’ideale per un discorso turistico. Mettere insieme più vocazioni? “Immaginare per questa tratta un utilizzo diverso da quello di tipo turistico penso sia del tutto inattuale e velleitario”, scrive l’ex presidente della Comunità montana Terminio-Cervialto, Nicola Di Iorio.

CICLOVIA – GREENWAY 

E’ un’ipotesi che le associazioni pro-ferrovia non vogliono neanche immaginare. Ma l’idea di una ciclovia del meridione prende corpo in Puglia. E la Puglia vuole l’Irpinia vicina in questo sogno. E, ancora, con la dismissione vicina l’ipotesi non sembra più una bestemmia. Non è scritto da nessuna parte che occorra utilizzare la tratta ferroviaria per far passare le bici. Ma è chiaro che il percorso sarebbe comodo. Non parteggiamo per nessuna delle due “fazioni” (ciclisti o amanti del treno) ma ragioniamo a mente fredda. Lo svantaggio di una grrenway riguarda innanzitutto l’investimento. Ricoprire di cemento la tratta e metterla in sicurezza costerebbe milioni di euro (allora tanto vale riaprire la ferrovia!). Ma a differenza della ferrovia, una volta smaltito il costo iniziale, la ciclovia produrrebbe flussi turistici a costo zero (questo dicono le principali esperienze europee). “In realtà – spiega sempre Famiglietti – si può tranquillamente immaginare un percorso parallelo e integrato tra treno e biciclette”. Mentre Basso, qualche giorno fa, ha ricordato: “Io la proposi anni fa. Non è possibile? Bene, l’importante è che sui quei binari si faccia qualcosa. Perché fa male vederli così”.

Insomma, la palla passa comunque ai sindaci. Sono loro a dover formulare un progetto embrionale insieme alle associazioni che tanto si stanno battendo per la riapertura. Senza condizionamenti, senza pregiudizi, senza pressioni. Cercando semplicemente le partnership adatte a sviluppare una proposta.

Giulio D'Andrea

Direttore responsabile di Irpiniapost, classe 1978, si laurea in Giurisprudenza a Perugia e si perfeziona in Psicologia forense a Genova. Mostra subito insofferenza per i tribunali e soprattutto per le cancellerie. Inizia il percorso giornalistico nel 2006, lavorando su carta stampata, internet e televisioni tra Campania e Lazio. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Leggeva molto e suonava anche di più, poi la visione ossessiva delle serie Tv gli ha impedito di continuare.

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