“Alla base del mio impegno, che porto avanti da 35 anni non solo sul territorio campano, c’è la volontà di recuperare tutto ciò che è storia, tradizione popolare e cultura”. Gaetano Stella, regista, autore e attore con all’attivo un centinaio di rivisitazioni storiche, è entusiasta nel presentare uno dei suoi ultimi lavori: la “Leggenda del Dragone”, in scena sabato 29 agosto a partire dalle 20.30 in piazza Roma a Volturara. “Questo ambientato nella Piana del Dragone appartiene alla categoria leggende – spiega il regista – e credo sia, assieme a quella delle janare da me realizzata nel fiordo di Furore sulla Costiera Amalfitana, la più affascinante”.
Un esperimento fortemente voluto dall’amministrazione comunale di Volturara. “Abbiamo scommesso sulla rivisitazione storica della Leggenda di Gesio – commenta il sindaco Marino Sarno – perché crediamo che dalla ricchezza della natura, del paesaggio e dalla storia si possa costruire una seria azione di sviluppo turistico della Piana del Dragone”. Progetto ambizioso, in effetti, che punta a diventare un appuntamento fisso del cartellone estivo volturarese e a ottenere finanziamenti regionali così da porsi come attrattore turistico al pari, ad esempio, del Grande Spettacolo dell’Acqua di Monteverde.
“Questa prima edizione è una sorta di assaggio che offriamo al pubblico – continua Gaetano Stella – L’obiettivo è di usare, nei prossimi anni, la bocca del Dragone come palcoscenico dell’evento, allestendo delle tribune per gli spettatori e coinvolgendo l’intero paese in una sorta di viaggio nel tempo, riportando per 2-3 giorni tutto indietro nei secoli, a quando la leggenda prese forma”. Intanto una parte della comunità volturarese sarà protagonista già quest’anno: saranno 40 i figuranti, messi a disposizione del regista dalla locale Pro Loco, che interpreteranno il ruolo degli abitanti del tempo.
La leggenda risale al 410 d.C. quando i Visigoti comandati da Alarico, nella loro discesa verso la Calabria, passarono per Volturara. Il comandante assieme al suo secondo, Ataulfo, decise di nascondere il loro tesoro in un antro, al cui ingresso posero a guardia un drago famelico; poi ripartirono. La bestia fece piombare la piana nel terrore: divorava uomini e animali e nessuno osava ribellarsi, fino a che arrivò a Volturara un giovane cavaliere, Gesio, che affrontò il drago, lo uccise e consegnò il tesoro ai volturaresi inaugurando una stagione di prosperità.
“Fin qui arriva la leggenda” – spiega il regista che in Irpinia ha già lavorato realizzando, ad esempio, ad Avellino la rivisitazione storica dell’arrivo dell’elettricità nelle strade (il capoluogo irpino è stata la prima città d’Italia ad avere questo servizio). “Io mi sono limitato a irrobustire la parte drammaturgica ed emozionale. Attraverso dei dialoghi Ataulfo e Alarico motivano la scelta di mettere a guardia del tesoro proprio un drago; ho inserito inoltre il personaggio di Maria, una giovane di Volturara innamorata di Gesio, creando un momento emotivo attraverso la loro storia d’amore”. Spazio anche alla morale. “Tocca al cieco Tiresia lanciare in una delle sue battute un messaggio di spessore culturale. Dirà infatti che è la paura a generare mostri, mentre il coraggio di agire ce ne libera” – continua Stella che nella sua rivisitazione ha voluto anche rendere omaggio alla tradizione e alla natura irpina inserendo ulteriori due personaggi. “Credo di non aver operato nessuna forzatura proponendo le figure di Aretusa, ninfa dell’acqua che in nessun altro luogo – se non a Volturara – sarebbe potuta albergare, e della janara che nella tradizione popolare stanziava nella piana del Dragone. Sono loro le voci narranti, in chiaro e scuro e attraverso dialoghi, della leggenda”.
Importante nella resa finale e suggestiva dell’evento il contributo della Compagnia Diableriés – Teatro di Recanati, che si occuperà di arricchire la messa in scena con trampolieri, fuoco e acqua mettendo in evidenza alcuni passaggi.
“Tengo a sottolineare – precisa Stella – che questo non è uno spettacolo teatrale, è molto di più. E’ un evento. Non ci sarà un palcoscenico, bensì uno spazio aperto e la rivisitazione avrà un effetto filmico, sembrerà non di assistere ma di vivere al tempo della leggenda”.