Didattica a distanza. La salvezza delle istituzioni formative in tempo di pandemia, per garantire il diritto all’istruzione? Oppure la concretizzazione di tutti gli universi distopici letterari e cinematografici, in cui la dimensione virtuale prende sempre di più il posto della “vita reale”? La verità, come spesso accade, sta nel mezzo. La DAD è uno strumento con cui toccava fare i conti da ben prima dell’emergenza covid e, proprio alla luce di questo, sarà estremamente utile e funzionale integrarne le potenzialità alla didattica cosiddetta in presenza che resta comunque insostituibile. Ma come sta andando l’esperienza dei docenti irpini alle prese con questo strumento? Lo abbiamo chiesto direttamente a loro, in quello che sarà un percorso a più tappe. Iniziamo con un terreno comune, e quindi con docenti di materie imprescindibili in qualunque percorso scolastico: lettere, matematica, inglese.
- Organizzazione scolastica e svolgimento della materia
Rosaria Famiglietti, italiano e geostoria – Orazio Grappone, matematica e fisica
IISS “F. De Sanctis” di Sant’Angelo dei Lombardi
In questo istituto, per la DAD si alternano ore sincrone (videoconferenza) e asincrone (somministrazione di esercizi, video, test) «in modo da non appesantire i ragazzi durante la mattinata», ci racconta la professoressa Famiglietti. Le ore sincrone non sono più di 4 al giorno e un’unità di ora-lezione è di 50 minuti, al massimo. «In questo modo si calibrano al meglio gli interventi didattici e l’orario, nell’alternanza di sincrono/asincrono, può essere rimodulato settimanalmente. La struttura è visibile all’intero consiglio, condivisa sul drive della classe, in modo che tutti possano avere una visione globale». L’istituto De Sanctis è un esempio virtuoso quando parliamo di DAD perché, fin dal primo lockdown di marzo 2020, tutto il corpo docente è stato messo in condizione di essere subito operativo: «Ciò è stato possibile perché la scuola lavorava già da 3 anni su G Suite. Tutti, sia docenti che studenti, avevano un profilo dedicato ed erano in grado di utilizzare Meet e Classroom».
Rosaria Famiglietti utilizza sistemi che superano la lezione frontale canonica anche in presenza: «La didattica laboratoriale è sempre stata il fulcro della mia azione. Le tecnologie sono funzionali soprattutto alla WebQuest e ai viaggi virtuali in geostoria. L’uso del Laboratorio informatico viene integrato nell’orario settimanale proprio per garantire ai ragazzi un approccio consapevole alle tecnologie. Paradossalmente, i nativi digitali sono schiavi dello smartphone, ma non sempre sanno utilizzare il PC, navigare siti finalizzati allo studio, scrivere seguendo regole di editing. In DAD hanno imparato e utilizzato realmente le potenzialità del web e del PC». Per sopperire al problema della connessione «ho dato maggiore spazio alla Flipped Classroom, registrando le lezioni, oppure proponendo video sugli argomenti da trattare successivamente. In questo modo i ragazzi possono studiare con i loro tempi. Poi, durante l’ora sincrona, ci sono maggiori chiarimenti. Tale modalità stimola il dialogo e rende meno statica la lezione, e ne abbiamo raccolto i frutti. Altra ricchezza delle DAD è stata la possibilità di ampliare il tempo scuola, senza essere troppo invadenti: abbiamo avuto modo di “incontrarci” anche al di fuori degli orari canonici, per chiacchierare su tematiche a noi care, organizzare video, spostare una verifica orale. Parola d’ordine, però, è sempre stata “rispetto”, perché è semplice oltrepassare i limiti, ma non è corretto farlo». Tendenzialmente, il percorso didattico procede senza alcun rallentamento: «Sarà anche che le discipline che insegno si prestano ad una notevole flessibilità, basta saperle gestire. Uno degli aspetti su cui è acceso il dibattito è proprio il momento della verifica. Bisogna cambiare la prospettiva, non si possono riproporre le stesse formule anche in DAD, il cheating è fuori controllo. È, invece, necessario operare una scelta che spinga sulla sfera soggettiva, non di contenuto, ma di competenze argomentative, che possano favorire analisi e comparazioni, riflessioni e creatività».
Un po’ diversa è la situazione del professor Orazio Grappone: «Le difficoltà sono connesse soprattutto alla simbologia tipica delle due discipline che non consente un uso agevole, ad esempio, di un word processor: per superarle mi sono dotato, grazie anche al contributo statale, di una tavoletta grafica, che consente di riprodurre la LIM a schermo, permettendomi di spiegare più facilmente. Non può essere richiesto altrettanto alle famiglie però, per consentire ai ragazzi di eseguire dimostrazioni ed esercizi. È una spesa che può pesare sul bilancio». Le sue lezioni in presenza prevedono «una pianificazione a priori delle lezioni che facilita la trasmissione di contenuti, idee, concetti, utilizzando un approccio deduttivo o induttivo, e il problem solving. Una lezione partecipata, in cui utilizzo metodologie di lavoro multimediali, esperienze laboratoriali, esercitazioni autonome, oltre alla classica lezione frontale». Con la DAD, «fondamentale rimane la pianificazione delle lezioni in modalità sincrona; a questo si è aggiunta la progettazione delle lezioni in modalità asincrona, quindi la produzione di materiali di studio (presentazioni, video), esercitazioni, test, in pratica tutte quelle attività che gli studenti devono svolgere in autonomia. In quest’ottica, la giornata lavorativa si svolge in orario mattutino con le lezioni, mentre il pomeriggio, molto spesso fino a tardi, è destinato al lavoro di progettazione e di correzione dei lavori degli alunni necessario per fornire loro un feedback».
Stefano Lombardi, Lingua e cultura Inglese
IISS “Giovanni Minzoni” di Giugliano in Campania (NA)
Anche questo giovane professore di Baiano riscontra un maggiore carico di impegno, necessario per una programmazione efficiente: «Nella mia giornata lavorativa a distanza dedico al lavoro molte più ore di quanto non avvenisse in presenza. Tutte le attività devono essere minuziosamente pianificate e predisposte in anticipo perché, se per gli alunni le videolezioni di durata eccessiva sarebbero un carico insostenibile, per i docenti risulta necessario ottimizzare tutti i tempi di ciascun collegamento. Svolgo videolezioni e attività asincrone pomeridiane, alle quali si aggiungono riunioni, confronti con i colleghi, preparazione di materiali, coordinamento di classi, rapporti con le famiglie con video-collegamenti e così via. Anche gli spazi della casa sono stati “ripensati” per poter lavorare a distanza rispettando l’adeguatezza degli ambienti da prevedere durante le lezioni».
Il palinsesto delle lezioni nell’istituto Minzoni funziona diversamente: «Si inizia alle 8.00, come in presenza, ma le “ore” hanno una durata di 40 minuti ognuna, con una pausa di 10 minuti tra una lezione e l’altra. Serve agli alunni per cambiare aula virtuale e ai docenti per aggiornare il registro elettronico e portare a termine tutti gli adempimenti previsti per ciascuna ora. In media sono programmate 6 ore di lezione al giorno dal martedì al venerdì, 5 il lunedì e il sabato. Poiché, con questa organizzazione, i docenti svolgono 50 minuti di servizio per ciascuna unità oraria, i 10 minuti vengono accumulati e poi recuperati (dai docenti e dagli alunni) con attività asincrone pomeridiane su piattaforma dedicata: ciascuna disciplina “integra” 2 ore a settimana». È certamente migliorata la situazione rispetto al passato anno accademico. Oltre che a regolarizzare contrattualmente la situazione per i docenti, «l’Istituto ha provveduto a mettere a disposizione in comodato d’uso, tramite regolari bandi e costanti avvisi al pubblico, strumentazione tecnologica (PC e tablet) per tutti gli studenti che ne avessero fatto richiesta, per sorpassare il gap che si era potuto creare in un’area di particolare svantaggio socio-economico».
Secondo il professor Lombardi la materia specifica non ha risentito di problemi strettamente legati alla DAD: «Posso far ascoltare direttamente dal PC gli audio per le attività di “listening” e posso condividere il mio schermo con gli alunni presentando materiali preparati da me o previsti dai libri di testo. Anzi, operando in un contesto di forte svantaggio socio-economico, con la DAD è possibile condividere libri anche con alunni che, normalmente, a scuola ne sarebbero stati sprovvisti».
- Problemi e vantaggi generali
Per quanto riguarda i maggiori problemi riscontrati, il principale resta l’inadeguatezza delle infrastrutture per la connessione: «Da docente e da mamma di tre figli in DAD, mi sono dovuta attrezzare con mille espedienti ma, purtroppo, non avendo la fibra, ogni tentativo non è mai stato risolutivo», commenta Famiglietti. A questo, Grappone aggiunge «carenza di dispositivi collegata alle difficoltà economiche da parte delle famiglie». Anche l’istituto santangiolese ha cercato di porre rimedio offrendo agli studenti, in comodato d’uso, sia portatili che schede telefoniche, «ma comunque persistono problemi in tal senso. Non va sottovalutato nemmeno l’uso intensivo che in questi mesi si è fatto del computer con tutte le conseguenze sulla salute sia per docenti che per alunni».
La digitalizzazione dell’istituto, per quanto concerne l’esperienza del professore Lombardi, ha subito netti sviluppi: «C’è stato il passaggio completo dal registro cartaceo al registro elettronico, con miglioramento delle comunicazioni scuola-famiglia e trasparenza e tempestività nella comunicazione docenti-alunni; e la trasmissione dei documenti in forma esclusivamente digitale agli Uffici di Segreteria Didattica, con miglioramento delle forme di archiviazione e più facile reperibilità dei documenti».
- Cosa bisogna fare per apportare ulteriori miglioramenti all’esperienza DAD?
Per Famiglietti «L’investimento più grande che una scuola possa fare è nella formazione reale e autentica, finalizzata a percorsi di ricerca-azione. Sarà questo il giusto esempio anche per gli studenti. La DAD permette, in modo forte, di abbattere le distanze. La nostra scuola raccoglie un bacino di utenza dei territori dell’Alta Irpinia e si spinge fino alla Basilicata; i ragazzi vivono il disagio dei trasporti e non sempre riescono a frequentare le attività pomeridiane. Quest’anno, come ogni anno, abbiamo organizzato lo spettacolo di Natale e i ragazzi hanno partecipato da remoto, registrando i video, incontrandosi su Meet e condividendo idee e lavoro. Hanno partecipato studenti che, negli anni precedenti, erano restati fuori a causa della lontananza geografica».
«Sarebbe importante costruire piattaforme specificatamente progettate per la DAD gestite dallo Stato Italiano – sottolinea il professor Grappone – e supportare i docenti in questo tipo di esperienze. Relativamente alla scuola secondaria superiore di II grado, lo ritengo un utile strumento per far fronte alla situazione di emergenza che stiamo vivendo e ad altre situazioni che si sono sempre verificate, penso alle chiusure causa neve. La DAD non può sostituire l’attività didattica in presenza fatta non solo di nozioni ma anche e soprattutto di relazioni».
«Si dovrebbe evitare di sponsorizzare un “ritorno in presenza a tutti i costi” – conclude Lombardi – Far comprendere che questa è una situazione emergenziale in cui la salute è la priorità da tutelare. La scuola in presenza è insostituibile ed è necessario tornare tra le aule quanto prima, però va garantita la sicurezza. Il diritto all’istruzione viene temporaneamente garantito dalla DAD; il diritto alla salute deve essere ugualmente tutelato per tutti coloro che lavorano nella scuola, nel trasporto pubblico e nelle attività connesse alla vita scolastica. Purtroppo, nell’ottica di molte famiglie e di alcune forze politiche, le ore in DAD sembrano essere ore perse. Non sappiamo spiegarci come si possa affermare una falsità simile con estrema leggerezza, eppure sembra che il lavoro del docente, ora ancora più gravoso, sia ora ancora più sminuito. La DAD è uno strumento che non può sostituire al 100% la didattica in presenza in condizioni normali, in quanto tale esperienza fatta di un insieme di aspetti che la DAD non può comprendere. È uno strumento che però va bene in periodo emergenziale, perché permette agli alunni di restare vicini al mondo scolastico e di non perdere tutti i contatti con la normalità».