Arrivano le prime eliche del parco eolico di Conza della Campania, a ridosso dell’oasi WWF, sul lago artificiale. Le operazioni di trasporto sono in corso in queste ore. Nelle prossime settimane lo skyline delle colline tra Conza e Teora cambierà in maniera evidente, e quasi irreversibile, per effetto delle dieci pale eoliche del parco in costruzione tra le località Piano di Conza, Costa Cappiello, Monte La Serra e Serro dei Mortai.
La notizia è stata diffusa dal comitato Terrae Compsanae e dall’associazione Io voglio restare in Irpinia. Quest’ultima scrive polemicamente su Facebook: “Dopo l’ultimo atto ufficiale da parte della Regione Campania (in cui chiedeva alla società il rinnovo della documentazione necessaria per proseguire i lavori) tutto tace. Tutto tace e, nel frattempo, arrivano le eliche e i lavori proseguono senza sosta. Ma il Comune di Conza, a cui spetta il compito di vigilare, dove sta? Dov’è il sindaco, in prima linea contro l’eolico selvaggio?“.
Sul punto il sindaco Luigi Ciccone già si era espresso in questi termini: “Non è nella nostra facoltà sospendere i lavori, altrimenti lo avremmo già fatto. E penso che nessun funzionario regionale si può prendere questa responsabilità”.
In realtà, che l’installazione del parco del vento fosse cosa ormai certa e soprattutto fatta, era apparso evidente già lo scorso marzo quando proprio gli ambientalisti conzani avevano organizzato una passeggiata sulle colline per mostrare lo stato dei lavori a quanti avessero voluto. Dal loro punto di vista, quello sotto gli occhi era uno scempio. E a chi come noi camminò nel vento, che effettivamente sferzava con forza il crinale, fu altrettanto evidente che ogni azione futura sarebbe stata tardiva. Che chi tempo addietro, dal Comune di Conza alla comunità montana Alta Irpinia passando per la Regione Campania e la Soprintendenza, senza dimenticare il WWF o le varie autorità di bacino, avrebbe potuto dire di no in maniera più incisiva, non lo ha fatto. Forse si poteva ipotecare la salvaguardia di un pezzo di territorio fortemente simbolico per l’Alta Irpinia, si è preferito invece rafforzare un’economia del vento, pulita senz’altro, che aveva invaso già altre colline. Ad Aquilonia, a Bisaccia, a Lacedonia, ad Andretta. Ma che ad oggi reali benefici ancora non ha generato, se non per pochi.